L' AROMATERAPIA



Chi sente soltanto il Profumo di un Fiore non lo conosce,

e nemmeno lo conosce chi lo coglie soltanto per farne materia di studio”

Friedrich Holderlin



Gli oli essenziali vengono classificati secondo l’impressione olfattiva che ciascuno di essi suscita. Nel XIX secolo uno studioso inglese, Gorge William Septimus Piesse, elaborò tre categorie, chiamate note”, nelle quali suddividere le essenze aromatiche.

 

NOTA DI TESTA: Si riferisce agli oli ricavati dai frutti o dalle bucce , specialmente nel caso degli agrumi. La nota di testa è caratterizzata da una vibrazione che sale verso l’alto, stimolando il piano mentale: ha un effetto dinamizzante e rinfrescante, particolarmente adatto alle attività intellettuali. Questi oli evaporano molto rapidamente ( in circa due ore) e si distinguono per una frequenza rapida, dinamica. La nota di testa è tipica di Arancio, Limone e Mandarino, ma anche di altre essenze non ricavate dagli agrumi.

 

NOTA DI CUORE: Riguarda gli oli che si ottengono dal fusto, dalle foglie e dalle parti aeree della pianta, come fiori e petali. Le essenze di cuore sono intense e sensuali, tendono a riequilibrare le energie fisiche e psichiche e agiscono sull’affettività. Possiedono una vibrazione intermedia ed evaporano con tempi intermedi ( in circa 4 ore). Esempi sono Lavanda, Neroli e Rosa.

 

NOTA DI BASE: E’ caratteristica degli oli ricavati dalla corteccia e dalle radici. La nota di base si presenta come calda, lenta e pesante; ha una carica vibrazionale bassa, evapora in tempi lunghi e ci collega alla terra esplicando un’azione stabilizzante, rilassante e sedativa. L’aroma di base può durare anche 12 ore se si tratta di un olio di buona qualità. Tra questi abbiamo ad esempio Sandalo, Patchouli, Vetiver.



Esistono tre principali modalità per estrarre gli oli essenziali:

distillazione in corrente di vapore, pressione a freddo e metodo dei solventi volatili.

Nella maggioranza dei casi gli oli essenziali devono essere diluiti in oli vegetali o in creme neutre. L’eccezione a questa regola è costituita da alcune essenze come ad esempio Albero del Tè, Lavanda e Manuka che possono essere utilizzati puri in aree ristette, ad esempio su brufoli e piccoli problemi dermatologici, come disinfettanti e cicatrizzanti su piccole ferite, oppure come nel caso della Lavanda, su piccole ustioni.

 E’ bene agire con cautela nel caso di assunzione per bocca, non superando le dosi consigliate. Evitare l’utilizzo in gravidanza, durante l’allattamento, sui bambini piccoli e prima dell’esposizione al sole.

Per beneficiare invece delle innumerevoli proprietà degli oli essenziali possiamo inalarli mettendo alcune gocce su un fazzoletto oppure, mettendo alcune gocce in un diffusore o in una lampada per aromi. I suffumigi sono adatti invece in caso di raffreddore e tosse; nel massaggio possono essere utilizzati con oli vettori  in caso di dolori muscolari, articolari, ansia, stress, cattiva circolazione, cellulite, ritenzione idrica,ecc. Risultano essere benefici se utilizzati negli impacchi, nell’acqua del bagno, nei pediluvi, per uso cosmetico insieme alle creme, sali e fanghi, personalizzando in questo modo i trattamenti. Infine… in cucina per aromatizzare le pietanze e creare dolci e bevande.

L’Aromaterapia consiste nello studio e nell’applicazione del potenziale terapeutico insito negli oli essenziali naturali ricavati dalle piante.

La moderna aromaterapia riconosce come fondatore il chimico francese Renè- Maurice Gattefossè, il quale coniò tale termine nel 1928 usandolo successivamente come titolo di un suo libro pubblicato nel 1937.

 L’essenza aromatica è un derivato di un'unica pianta, unico genere e specie; si possono comunque miscelare più essenze insieme così da ottenere un aroma personalizzato. Le piante essenzifere producono oli essenziali un po’ dappertutto nel loro organismo: tuttavia, secondo il tipo di pianta, l’aroma si concentra nella radice, oppure nel fusto, nelle foglie, nei fiori o nei frutti. Più la pianta rimane esposta al sole, più produce olio essenziale, quindi nei Paesi mediterranei e nelle zone molto soleggiate troviamo numerose piante spontanee produttrici di essenze aromatiche. L’olio essenziale rappresenta per la pianta una sostanza difensiva contro i parassiti, insetti, muffe; inoltre svolge funzioni cicatrizzanti e rigenerative nei casi in cui venga intaccato il fusto.

 L’aroma è anche di aiuto per la riproduzione della pianta, poiché attira gli insetti per l’impollinazione. Infine le piante comunicano tra di loro attraverso la diffusione degli oli essenziali. Questi ultimi si rivolgono all’organismo umano nella sua totalità e sono in grado di produrre effetti sul piano fisico, emotivo e mentale. I profumi agiscono sull’ipotalamo e sull’ipofisi, innescando reazioni a cascata sul sistema ormonale e offrendo quindi possibilità terapeutiche di vario tipo.

 



MAL DI SCHIENA E DOLORI CERVICALI: GLI OLI ESSENZIALI PER USO ESTERNO

 

Gli oli essenziali risultano essere molto utili per lenire il dolore muscolare e articolare.


 CINNAMOMUM CAMPHORA (CANFORA parte utilizzata LEGNO)

E' indicata nei dolori muscolari e reumatici, strappi muscolari, stiramenti muscolari. Utile nelle preparazioni atletiche e come riscaldante muscolare prima di competizioni agonistiche.

Presente in molte formulazioni balsamiche e revulsive.

Albero sempreverde di dimensioni variabili, tra i 20 e i 35 metri di altezza, originario dell'Asia. Ha fusto eretto e possente, con chioma tondeggiante ed allungata, densa, ben ramificata; la corteccia è grigio-marrone, solcata da profonde fessure. Le grandi foglie ovali, leggermente appuntite, sono di colore verde scuro, appena spuntate sono soffuse di un bel rosso vivace, solcate longitudinalmente da venature di colore verde chiaro; in primavera produce corte spighe composte da piccoli fiori bianco crema, poco appariscenti, seguiti da bacche tondeggianti, rosse, diventano nere quando sono mature.

Si raccomanda l'impiego solo per uso esterno.



ARNICA MONTANA (ARNICA parte utilizzata RADICE)

Ha proprietà antinfiammatorie e analgesiche. Ritenuto il rimedio principale del trauma, utile nell'ecchimosi ed edemi conseguenti a contusioni, fratture, strappi muscolari e slogature. E' un rimedio di utile impiego per le contusioni, schiacciamenti, distorsioni, ematomi, nevralgie e mialgie in generale, sciatica, varici, dolori reumatici e microtraumi.

Pianta perenne, diffusa in Europa, in alta e mezza montagna ad altitudini di 1000 - 2800 metri. Si sviluppa da un rizoma strisciante, dopo il primo anno spunta una rosetta di foglie basali ovali-lanceolate, aderenti al suolo. Il secondo anno  si sviluppa un fusto floreale semplice, su di questo si forma un grosso fiore giallo-arancio, ed in basso, all'ascella di due brattee opposte, si formano altri due fiori piccoli. Conosciuta nell'antichità come panacea lapsorum, panacea dei traumi.

Si raccomanda l'impiego solo per uso esterno.


 JUNIPERUS COMMUNIS ( GINEPRO parte utilizzata BACCHE)

Pianta conosciuta dagli antichi Egizi che la usavano come diuretico. I Romani usavano il vino medicamentoso ricavato dalle bacche di ginepro per curare le sciatalgie.

Indicato nelle artriti e e artrosi, disturbi delle articolazioni, reumatismi, stasi linfatica.

Drenante generale contro l'accumulo di tossine.

Albero a portamento variabile che si sviluppa da 1 a 6 metri in pianura e sotto forma di arbusto in montagna. Diffuso in Europa fino a 2500 metri di altitudine, cresce nei luoghi aridi e boschivi. Pianta dioica con foglie lineari aghiforme verticillate con apice acuto e pungente. Con infiorescenze giallastre raggruppate in piccoli amenti all'ascella delle foglie. Dai frutti denominati galbuli, pseudobacche, si ricava l'olio essenziale. Per uso esterno è indicato come rubefacente e risolvente nelle affezioni reumatiche muscolari.


 LAVANDULA OFFICINALIS (LAVANDA parte utilizzata FIORI)

E' indicata nelle artriti, mialgie, piede d'atleta, crampi e contratture muscolari. Possiede notevoli proprietà antisettiche e analgesiche.

Pianta perenne suffruticosa o arbustiva, sempreverde, alta da 40 a 100 cm, cresce sui terreni calcarei, aridi, asciutti e soleggiati, coltivata in Europa e in America per la sua essenza. Ha fusto sottile, eretto, quadrangolare, pubescente con piccolissimi fiori colorati viola porpora, raccolti in spighe terminali. Le foglie sono di colore verde-grigio, strette e allungate. La Lavanda comprende 28 specie, il nome lavanda prende origine dal termine latino lavare.


 THYMUS VULGARIS (TIMO parte utilizzata PIANTA INTERA)

E' indicato nei dolori articolari, nella lombalgia, nella sciatalgia. Ha azione rubefacente e antalgico-sedativo, utile nei reumatismi, gotta e sciatalgie. Noto per la sua attività antimicrobica.

Arbusto cespuglioso, originario dell'area mediterranea, estesa fino alle Canarie, diffuso nei climi caldi temperati, la varietà serpillo resiste anche a quote alte del monte Rosa. La pianta non supera i 30 cm di altezza , si sviluppa su un robusto apparato radicale. Il fusto è legnoso, tortuoso e abbondantemente ramificato. Nella parte inferiore è rivestito di corteccia color cenere, mentre i rami sono ricoperti da peli e si presentano biancastri. Ha foglie coriacee, piccole, subsessili di color grigio-verde di varie forme, a secondo della specie. I fiori disposti all'apice dei rami, sono piccoli e tubolari, di color bianco-rosa, riuniti in glomeruli formanti le infiorescenze, compaiono all'inizio della primavera a metà dell'estate. Il frutto è composto da quattro acheni marroni inseriti nel fondo del calice del fiore. Il nome deriva dal greco thymos, emanare profumo.


CUPRESSUS SEMPERVIRENS (CIPRESSO parte utilizzata CIME)

Descritto per la prima volta dagli Assiri 3500 anni fa è noto ancora oggi per le sue virtù vasocostrittrici.

E' indicato come antinfiammatorio dei muscoli e delle articolazioni.

Albero originario dell'Oriente, diffuso nelle aree litoranee del Mediterraneo, sempreverde a rami numerosi e sottili, con foglie persistenti, minuscole a forma di scaglia opposte ed embricate su 4 file. I fiori, monoici sono riuniti in piccoli amenti terminali: i fiori maschili sono ovali, mentre i fiori femminili sono globulosi. Questi ultimi si trasformano in due anni in frutto formando un cono legnoso molto duro ovoidale a forma di scudo.




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